Impronte fossili del «verrucano» dei Monti Pisani

Giovanni Pensacene (*)

Le testimonianze fossili

 

Le impronte fossili dei Monti Pisani sono ciò che resta della locomozione di ammali su di un sedimento ne troppo asciutto, ne troppo bagnato,
dunque ancora plastico. Questo sotto il peso del animale si deformava proprio come succede a noi quando camminiamo sulla sabbia al mare o meglio ancora sopra il fango. La grana del suolo doveva essere molto fine per poter registrare fedelmente i dettagli del piede, e inoltre l' impronta non doveva venir cancellata ne da un'onda del mare, ne dal' acqua del fiume ne dal vento. L'impronta del fango doveva poi asciugarsi e successivamente essere riempita dai detriti portati da una nuova piena o dalla sabbia spinta dalla marea in modo da formare così un nuovo strato con la relativa controimpronta.

Le impronte di pioggia si sono formate seguendo lo stesso principio, la singola goccia d'acqua piovana aveva evidentemente un'energia sufficiente a lasciare un piccolo cratere colpendo la superfìcie del suolo, ovviamente non si doveva verificare un grosso acquazzone perché le gocce successive avrebbero cancellato i crateri precedenti e comunque il tango si sarebbe bagnato troppo liquefacendosi e perdendo quindi la capacità di registrare questo fenomeno.

Ma cosa sono i tetrapodiapodi, o meglio, cosa erano ?
Von Huene (1940a-b; 1941) li ha riconosciuti come rettili, escludendo quindi potesse trattarsi di anfibi.

Ma sui Monti Pisani non un singolo osso di questi animali è mai stato rinvenuto, dunque l' attribuzione all' una o all'altra classe di vertebrati è stata fatta solo in base allo studio delle impronte ed a correlazioni con altri giacimenti fossiliferi.

Tetrapode significa con quattro piedi, è bene pensare perciò a delle lucertole più o meno grosse; esistono infatti impronte lunghe meno di un' centimetro e altre di dieci, per un totale di otto specie differenti; questo è l' elenco delle specie riconosciute da Von Huene:

classe: REPTILIA
ordine: COTYLOSAURIA
subordine: PAREIASAURIA
famiglia: Procolo; ionia
Procolophonicus italicus n. sp.
Procolophonicus (?) sp.
ordine: RHYNOCEPHALIA
Rhyncocephalichnus pisanus
Rhyncocephalichnus etruscus, n. sp.
ordine: THECODONTIA
subordine: PSEUDOSUCHIA
Thecodontichnus fucinii, n. gen., n. sp.
Thecodontichnus verrucae
Chirotherium angustum, n. sp.
ordine: SAURISCHIA
subordine: COELUROSAURIA
Coelurosaurichnus toscanus, n. sp.

Per ciò che concerne il clima di allora, l'ovvia assenza di testimonianze dirette costringe i paleontologi ad utilizzare un metodo di indagine deduttivo, utilizzando ogni minimo indizio che possa dar loro indicazioni al riguardo.

I dati in nostro possesso non sono molti, ma delineano comunque un quadro abbastanza preciso: abbiamo assenza pressoché assoluta di flora fossile nonostante che i fiumi portassero molto materiale dal continente, la presenza di calchi di cristalli di gesso e salgemma, frequenti compaiono forme di disseccamento ed i sedimenti presentano spesso colorazione rossastra. Tutto questo lascia pensare ad un clima semiarido, con disponibilità di acque dolci limitata ad occasionali periodi di piena e non sufficiente a permettere lo sviluppo di una ricca vegetazione. Probabilmente questi ammali avevano poche possibilità d. ripararsi dai raggi del sole!

Le prime impronte di tetrapodi sui Monti Pisani furono trovate da Tommasi intorno al 1880, il loro studio ci ha aiutato a immaginare quale fosse il clima di allora e, con la possibilità di fare correlazioni stratigrafiche, ha permesso di inquadrare meglio la posizione di quella zona nella paleografia del' Europa di 200 milioni di anni fa.

Forse quel' anonimo muratore pisano che primo chiamo Verrucano il Verrucano non ne avrà tratto gran giovamento, ma quello che è stato uno dei più grossi problemi della geologia della Toscana adesso lo si può leggere sui libri di geologia.

(*) Museo di Storia Naturale di Lucca.