Un pover'uomo che chiedeva l'elemosina, un giorno, stanco di camminare, si sedette sui gradini di una casa.
Affamato, trasse dalla tasca un pezzo di pane secco e cominciò a rosicchiarlo.
Mentre stava mangiando, si aprì una finestra della casa e un bel profumo d'arrosto si sparse per tutta la strada.
Il povero si alzò dal gradino, s'avvicinò alla finestra e con le narici dilatate si saziava di quell'aroma.
Dopo un po', non potendone più di quel bel profumo, cavò dalla tasca un altro pezzo di pane secco, allungò la mano attraverso la finestra aperta e mise il pane in mezzo al fumo che ne usciva.
Quando, secondo lui, il pane si era insaporito, ritrasse la mano e riprese a rosicchiare.
Il padrone della casa (e della carne) quando si avvide di quello che aveva fatto il mendico, uscì per strada ed andò dal pover'uomo.
- Tu mi devi pagare perché hai inzuppato il tuo pane dentro il fumo della mia carne che stava cocendo! - gli disse.
- Ma a te il fumo non costa niente ed ha dato un po' di sapore al mio pane secco. - Rispose il mendicante.
- Ma se non c'era la mia carne che coceva, tu il pane dovevi mangiarlo com'era. - Disse l'uomo che non voleva sentire ragioni.
Cominciarono così a litigare.
Un giudice che si trovava a passare da quelle parti, sentì urlare e volle sapere dai due uomini cosa era successo.
Urlando entrambi, l'uomo ed il mendicante gli spiegarono ognuno le proprie ragioni.
Il giudice rifletté un poco, prese una moneta d'argento, la sbatté tre o quattro volte su un gradino, se la rimise in tasca e domandò all'uomo che coceva la carne:
- Ti è piaciuto il suono della moneta d'argento? -
- Sì! - rispose l'uomo.
- Allora, tu hai saziato il tuo orecchio con il suono dell'argento ed il mendicante ha saziato il suo olfatto con il profumo dell'arrosto. In questo modo siete pari! - concluse il giudice.