La rocca della Verruca, a poche centinaia di metri, sovrasta l'antica Abbazia di San Michele. Vi si può giungere anche per un'altra strada che sale da Caprona.
È nota in tutto il Pisano, perché dai suoi 537 metri di altitudine domina la Pianura Pisana e il corso dell'Arno: di qui la sua importanza strategica, almeno fino dalle invasioni barbariche.
Perduta ogni validità militare dal XVI secolo e del tutto abbandonata, oggi è giustificata mèta di scampagnate per la sua importanza panoramica e paesaggistica. Forse di qui la leggenda secondo cui sarebbe stata collegata con la città di Pisa mediante una galleria sotterranea.
Il nucleo più antico del suo complesso è senz'altro databile alI'VIII secolo; del resto gli edifici interni, tutti in pietra verrucana, denotano una abilità edificatoria primitiva, ma funzionale, con caserme, piazza d'armi, magazzini, cisterna e chiesa (il "mastio" o torre maestra deve essere scomparso assai presto). Mentre le sovrastrutture che vi si riscontrano, risalgono quanto meno al XIV secolo e poi al XV-XVI, quando i Pisani ne fecero il loro ultimo baluardo contro la riconquista fiorentina, aggiungendovi quattro torri angolari: due di grossa dimensione verso levante, due, più piccole, verso ponente, con balestriere e feritoie.
Tra gli studiosi che vi hanno rivolto la loro attenzione non manca chi avanza Fipotesi che già in epoca romana, vi fosse un fortilizio, oppure che il castello sia stato edificato o riedificato dopo una donazione della contessa Matilde di Canossa (1103). Inaccesso è quanto mai impervio.
Sulle mura del complesso, sotto il cordolo del bastione occidentale, fu rinvenuta una epigrafe (oggi nel museo di San Matteo, a Pisa), che costituirebbe, in assoluto, il primo documento di "volgare" italiano, in quanto in essa, a chiare lettere, è scolpita la frase "a dì dodici di giugno MCIII".
Alla Verruca si addice il nome di "rocca", piuttosto che quello di "castello", che forse meritava un tempo, non solo per la sua dislocazione e per il suo aspetto massiccio, ma anche per il fatto di essere un complesso architettonico esclusivamente militare, per i suoi apprestamenti unicamente difensivi, e non residenziali. Di qui la conferma alla facile deduzione che un borgo dovesse esistere ai piedi del roccione su cui è edificata la rocca, ipotesi ragionevolmente convalidata anche dalla successiva presenza della chiesa e del monastero di San Michele.
Non distante dalla Verruca, sopra il Romitorio e più a nord de Le Mandrie, una cima, oggi non più caratterizzata, si chiama Sasso della dolorosa (o "pietra della dolorosa" o semplicemente "/a dolorosa"}. Il nome gli derivò da una orrenda strage di cui fu teatro ali'inizio della seconda guerra tra Pisa e Firenze. Infatti fu nell'agosto del 1499 che Paolo Vitelli, comandante dell'esercito fiorentino, dopo aver occupato Buti e Calci, vi fece edificare una fortificazione campale, sia per battere con le artiglierie Vicopisano, che non voleva arrendersi, sia per impedire ogni eventuale soccorso a Pisa, assediata.
I Pisani tentarono di conquistare la cima divenuta importante, ma, nel corso dell'assalto, vennero accerchiati, per cui tutti gli assalitori furono uccisi, sicché il sangue degli sconfitti, insieme a quello dei vincitori, feriti o morti essi pure, prese a scorrere verso il piano, insieme alle acque del Rio Grande. Di qui la triste denominazione.
Giuseppe CACIAGLI, Monte Pisano, Arnera Edizioni, Pontedera 1997 pagg. 90-91
Approfondimenti
Emanuele REPETTI scrive sulla rocca della Verruca
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