Aspetti forestali
II 60% circa del territorio dei Monti Pisani, cioè ha 8957, è dal catasto attribuito alle colture forestali. Di tale superficie, ha 6474, sono classificati come bosco di alto fusto, ha 1999 come ceduo, ha 222 come bosco misto ed ha 262 come castagneto da frutto.
Questi dati, basati su rilevamenti non recenti, non trovano rispondenza con la realtà attuale, soprattutto per quanto riguarda il bosco di alto fusto ed il castagneto, le cui superfici risultano notevolmente inferiori a quelle prima indicate. Anche il bosco misto ed il semplice ceduo in molti casi si presentano notevolmente degradati e talvolta ad essi si è addirittura sostituita una vegetazione di cespugli.
In effetti la situazione delle colture forestali risente oggi in modo determinante di decenni di incuria, preceduti da eccessivo ed irrazionale sfruttamento.
Se torniamo indietro nel tempo, all’ epoca in cui Pisa era inserita tra le potenze marinare, troviamo infatti i boschi dei nostri monti vincolati da una « servitù dei pini », la quale ne garantiva in modo perentorio la salvaguardia da ogni forma di sfruttamento abusivo. Alla erronea graduale affrancazione di tale secolare vincolo, dette il via il « motu proprio » del Granduca Pietro Leopoldo del marzo 1769.
Anche in epoca più recente si rileva una lunga lotta — durata fino al 1915 — intrapresa con successo dal comune di Calci per evitare che fosse sottratta, a fini particolari e contingenti, una parte del suo territorio montano dalle limitazioni di taglio opportuna da una legge del 1877.  La prima guerra mondiale, durante la quale l’abbattimento delle piante di alto fusto fu intensificata, accelerò il decadimento del patrimonio boschivo. Da allora la situazione è andata gradualmente peggiorando, anche per il sopravvenire di cause di natura diversa, finché si è giunti all’attuale prolungato stato di abbandono il quale appare estremamente pericoloso senza immediati e radicali provvedimenti.
Gli incendi verificatisi e sovrappostisi nel tempo hanno aggravato la situazione ed hanno determinato una estesa presenza, specialmente nelle zone più alte che un tempo erano le più intensamente coperte, di aree nelle quali, alla coltura boschiva si è sostituito il ginestrone (Ulex europaeus). In questa situazione appare ovvio come qualunque programma di valorizzazione dei Monti Pisani cui oggi si ponga mente deve avere alla sua base la ricostituzione di un adeguato manto boschivo. Tale ricostituzione per parte sua è opportuno che sia osservata da varie angolazioni: una di carattere tecnico (che tenga conto delle specie con le quali valorizzare la zona); una di carattere economico (di come rivestire cioè le pendici e salvaguardare l’ambiente senza rinunciare del tutto ad alcune fonti di reddito anche proiettate nel tempo) una di carattere estetico (cioè quali specie prediligere fra quelle che, pur adattandosi all’ ambiente ed in grado di rispondere alle condizioni di questo, assolvono anche ad una funzione decorativa); una di salvaguardia (che limiti cioè le possibilità di incendio riducendo la velocità di percorrenza delle fiamme in caso che questa calamità abbia luogo).
E' da aggiungere che il problema del rimboschimento non si pone sui Monti Pisani solo per le molte aree nelle quali il bosco è degradato o scomparso, ma anche per le zone nude a roccia affiorante o più superficiale e per quelle aree nelle quali la coltura dell’ olivo è a più o meno breve scadenza destinata, per abbandono, a perdere ogni importanza economica e produttiva.
D'altra parte il bosco, nell’ ambiente che si considera, non può porsi alla stregua di una produzione spontanea del suolo, ma di una coltura vera e propria, sia pure a carattere estensivo, la quale richiede, per il suo insediamento, per la sua conservazione e per il suo sviluppo, interventi sistematori adeguati, scelte e consociazioni opportune, cure colturali continue, le quali si protraggono sìa pure con intensità decrescente, dal momento dell’impianto fino alla maturità.
Programmare, realizzare, difendere colture boschive, costituisce infatti un impegno non indifferente specialmente nell’assetto fondiario che distingue i Monti Pisani e nella mancanza di omogeneità delle condizioni pedologiche e climatiche. Quando poi l’bandone di ogni pratica colturale avvenuta da tempo e le ben note, frequenti cause accidentali, hanno portato a rotture di equilibrio, alla sopraffazione di talune specie su altre e a perdita di stabilità delle fitocenosi già in atto. Ogni riferimento a programmi di miglioramento o di sviluppo del bosco, richiede quindi un esame separato delle caratteristiche dei vari tipi di coltura presenti, per poter poi scendere a considerazioni particolari sulle singole specie che questi compongono. continua ...

di: Antonio BENVENUTI

Per gentile concessione di Stefano Benvenuti, dipartimento di Biologia delle piante agrarie, Università di Pisa