di Aldo TRATZ
Dopo il bombardamento di Pisa del 31 agosto 1943, i paesi limitrofi si popolarono di «sfollati» e, così, fu anche per Asciano dove trovarono rifugio anche molti livornesi.
Più il fronte dei combattimenti si avvicinava, fino a stabilizzarsi per molti mesi sull’Arno, più le famiglie cercavano di rifugiarsi sui monti per sfuggire a bombardamenti e cannoneggiamenti; presto però cominciarono a mancare i viveri e la situazione si aggravò, soprattutto, per gli sfollati.
Anche ad Asciano nella villa del professor Leonida Tonelli, — celebre matematico — uno dei 13 firmatari del Manifesto antifascista del filosofo Benedetto Croce, sorse il comitato locale dei C.L.N. composto da: Fallerò Rosati, Costa Guglielmo, Costa Attilio, Zaccagnini Libero, professor Mazzola, Mario Lotti, don Egidio Garzella e dallo stesso proprietario.
Il I luglio del 1944 nacque la formazione partigiana «Nevilio Casarosa» operante sui monti Pisani al comando del Capitano di carriera Franceschi Luigi. Ne facevano parte i seguenti ascianesi: Martini Uliano, Facchini Ripetti Bruno, Biagi Varo (Iliano), Innocenti Arrigo, Comparini Ado, Cordoni Duilio, Martini Orlano e Costa Guglielmo insieme a 40 turchestani, 7 russi, 4 tedeschi, 2 nordafricani, 4 americani e 2 iugoslavi, più altri italiani per un totale di 100 uomini. Il 20 luglio il Capitano Franceschi lasciò la formazione in seguito a divergenze con il C.L.N. e ne diventò comandante il tenente Cecchini Ilio.
Molti episodi di guerriglia avvennero sui monti Pisani e fra i tanti è da citare l’azione contro il Comando tedesco istallato nella villa Leoli e dove purtroppo morirono armi in pugno — Barachini Paolo e Capocchi Pirro, colpiti da una raffica di mitraglia. La notte del 4 agosto del 1944 alle ore 23 in località «Prato» — su delazione di alcune donne appartenenti alla borghesia locale e spie fasciste che frequentavano il comando tedesco insediato nella villa Borri — il Capitano tedesco Enrr Kuhnel, comandante la piazza di Asciano, fece trucidare la giovane Licia Rosati, sorella del partigiano Fallerò.
L’esecutore materiale del crimine fu il maresciallo di artiglieria Hofer, figlio del generale Hofer. Riproduciamo la testimonianza del padre della giovane martire:
«Era la notte del 4 agosto. Tutti gli sfollati che abitavano nelle vicinanza avevano abbandonato le case. Ad un tratto udimmo le voci dei tedeschi, bussarono alla porta col calcio dei mitra. Non volevamo aprire. Licia frattanto era corsa a nascondersi in camera. Le S.S. minacciarono di abbattere l'uscio, fummo costretti ad aprire, lo tentai di sbarrargli il passo ma fui colpito alla testa col calcio della rivolterra.
Caddi in terra. I tedeschi salirono le scale. Licia che era nascosta dietro la porta della camera, riuscì a fuggire nella corte.
Salì i pochi gradini della breve rampa poi il maresciallo Hofer gli sparò una raffica alle gambe. Cadde gridando, il sangue gocciolava giù dai gradini. Mia moglie era svenuta. Licia urlò a lungo chiedendo aiuto. Io ero immobilizzato da alcuni tedeschi. La finirono con un colpo di pistola alla testa».
All’imbrunire del 5 agosto reparti di S.S. tedesche, al comando del capitano Kuhnel, trucidarono a villa Borri, 4 giovani. I loro nomi:
Biagi Mario, Giannelli Sergio, Giannelli Elio, Selmi Silvio.
È doveroso menzionare i seguenti paesani che si distinsero per atti eroici di sabottaggio e guerriglia antifascista.
I loro nomi sono: Loris Micheletti, Facchini Danilo, Ulivieri Lido, Scarpellini Gianfranco, Puntellini Luigi, Martini Orlano, Carli Eli ed altri, con i quali mi scuso se per dimenticanza non li ho ricordati (dal libro «La resistenza dalla Maremma alle Apuane» di Renzo Vanni).
tratto da: Aldo TRATZ, Asciano e la sua storia, Europrint Pisa 1992, pgg. 145-146